Molti soggetti con disturbo dello spettro autistico (ASD) presentano atipie e difetti dello sviluppo motorio in vari domini.
Alcuni studiosi hanno correlato il grado di gravità del disturbo ai problemi motori ed è stato indicato l’utilizzo di interventi embodied basati sul movimento e sull’apprendimento motorio (Bath & al, 2020). I problemi motori sono stati collegati a una deficitaria organizzazione intenzionale delle azioni (Cattaneo, 2007; Fabbri-Destro 2009). Soggetti con ASD non riuscirebbero a comprendere l’azione dell’altro per una disfunzione della propria organizzazione intenzionale motoria, ossia i b. autistici conoscono gli atti motori ma non conoscono l’azione come quell’insieme di atti motori fluidi e integrati che hanno alla base una intenzione e uno scopo.
Molti dati supportano l’utilizzo del metodo SaM, in quanto intervento embodied che interviene sulla programmazione motoria, sulla integrazione sensorimotoria e sulle funzioni esecutive.
Le esperienze cliniche in atto mettono in luce che l’utilizzo sistematico del metodo Sam permette al bambino con ASD di migliorare la percezione del proprio corpo mediante la creazione di un “contenitore organizzativo” a livello motorio e intersoggettivo.
La grande opportunità che il metodo offre di lavorare sullo spazio del corpo (schema corporeo) in modo integrato, permette di agire sul sistema dei processi che regolano costantemente la postura e i movimenti che favoriscono l’azione intenzionale. Questo aumenta l’esperienza percettiva e conseguentemente modifica l’atteggiamento emotivo del soggetto verso il proprio corpo. L’utilizzo delle attività ritmiche è fortemente organizzante e permette al bambino di focalizzare l’attenzione su di sé e sull’altro. Questo migliora la coordinazione motoria e la competenza intersoggettiva aumentando la reciprocità e il rispecchiamento empatico grazie ad un utilizzo più consapevole del corpo stesso.
Nell’applicazione del metodo SAM in bambini con autismo è fondamentale l’intenzione dell’operatore che va a “stimolare implicitamente un processo automatico e inconscio di simulazione motoria, permettendo di iniziare a comprendere il mondo dell’altro senza la necessità di formulare ipotesi e teorie su di esso” (Risoli, 2019). Questo permette di sostenere e stimolare la relazione interpersonale e allo stesso tempo sostenere la creazione di uno spazio di comunicazione (spazio noicentrico) in una situazione di contenimento e organizzazione temporale e spaziale.
I risultati clinici dell’applicazione di questo approccio riabilitativo nei ASD, all’interno di una presa in carico globale, sono molto interessanti e in corso di approfondimento