Il contributo delle neuroscienze
La strutturazione del Metodo è stata possibile grazie alle conoscenze sviluppate dalle neuroscienze negli ultimi anni, riviste in un’ottica riabilitativa, che hanno permesso di creare linee di intervento sulle abilità spaziali, guidate dall’obiettivo di individuare il percorso più utile per il singolo soggetto. Le nuove scoperte in ambito neuro scientifico sul sistema sensorimotorio, sugli spazi, sulle immagini mentali e sulla plasticità cerebrale hanno permesso a un gruppo di riabilitatori con esperienza pluriennale nel campo dei deficit visuo spaziali di sperimentare a livello clinico un modello riabilitativo che riformula o avvalora precedenti intuizioni e modelli. Ampliare il ponte fra neuroscienze e riabilitazione è fondamentale; le nuove scoperte offrono molto materiale di riflessione e la conoscenza che trae origine dall’attività dei riabilitatori può ritornare ai neuroscienziati, a conferma dei loro risultati e come stimolo per aprire nuovi ambiti di ricerca.
Embodied cognition
Il modello riabilitativo su cui è basato il Metodo trae origine dalle basi neurofisiologiche dell’embodied cognition, dagli studi sulle immagini mentali e sul loro utilizzo nell’ambito delle funzioni esecutive. L’embodied cognition sostiene che il nostro corpo e la nostra mente sono sempre in comunicazione: il cervello “non è un computer appoggiato sul collo” (Rahmachandran, 2006) ma è parte integrante dell’organismo e ci permette di conoscere in ogni momento lo stato del nostro corpo. La conoscenza è embodied (“incarnata”), perché si fonda sulle esperienze corporee, ed è situated (“situata”), giacché i processi mentali non possono essere studiati indipendentemente dal contesto in cui si attuano. Essa si discosta dal cognitivismo, in quanto sostiene che mente e corpo sono uniti in modo inscindibile e plasmano i vari aspetti della conoscenza (idee, pensieri, concetti, categorie); ciò avviene grazie a capacità di integrazione e di simulazione che rendono possibile il passaggio dalla concretezza dell’esperienza corporea fino alla costruzione dei concetti più astratti, in un attivo rapporto dialettico continuo con l’ambiente esterno.
Gli spazi
L’uomo interagisce con l’ambiente attraverso il movimento: il corpo raccoglie, integra le informazioni e crea mappe spaziali dinamiche in funzione del loro utilizzo all’interno di comportamenti intenzionali. Le recenti acquisizioni neuroscientifiche sullo spazio hanno fatto maggiore chiarezza su come esso sia organizzato ed elaborato a livello cerebrale: ad una concezione statica è stata sostituita una visione dell’organizzazione cerebrale che prevede l’attivazione di mappe spaziali dinamiche, funzionali ai diversi comportamenti, che l’individuo crea continuamente grazie al movimento e alle proprietà dei diversi effettori. Quest’ottica permette di pensare allo spazio come allo strumento, o medium, che entra in gioco in tutte le attività; la conoscenza umana si sviluppa dunque all’interno dello spazio.
Gli esseri umani elaborano le informazioni spaziali secondo regole che tengono conto dell’utilizzo diverso che devono farne: la sua organizzazione viene quindi qui descritta seguendo la distinzione fra spazio personale (spazio del corpo), spazio peripersonale (spazio vicino) e spazio extrapersonale (spazio lontano).
Lo spazio del corpo, con confini e superfici chiaramente definite e composto da parti in continua relazione tra loro, è fondamentale per muoversi adeguatamente nel mondo.
Lo spazio peripersonale permette di conoscere gli oggetti, di riconoscere e interagire con quelli che si possono toccare. Le regole di rappresentazione di tale spazio sono diverse da quelle dello spazio lontano: noi ritroviamo la strada e ci orizzontiamo sulle mappe grazie alla capacità di rappresentarci i grandi spazi.
Con la scoperta dei neuroni specchio è stata introdotta una nuova categoria: lo spazio noi-centrico o spazio di azione condiviso, che è quello delle relazioni interpersonali, nel quale prende forma lo “stare con l’altro”. Questo spazio è di fondamentale importanza per lo strutturarsi della relazione terapeutica, imprescindibile per la buona riuscita del progetto riabilitativo.
La rappresentazione dello spazio si caratterizza per la sua multimodalità: noi giungiamo a rappresentarci il corpo e il mondo circostante grazie all’integrazione di informazioni diverse, che ci giungono da tutti i portali sensoriali e dalla memoria.