Disprassia / DCD
L’intervento, solitamente individuale, si svolge in uno spazio noi-centrico chiaro e pregno d’intenzionalità (Gallese, 2003). Il bambino disprattico ha una percezione corporea poco differenziata, il metodo offre strumenti per sperimentare le coordinate corporee di riferimento in modo ordinato: il centro (asse cranio caudale) e ciò che si pone rispetto ad esso (gli arti). Il bambino può così creare e utilizzare al meglio le mappe dinamiche del proprio spazio. Per far ciò il metodo prevede attività che focalizzano l’attenzione sulla definizione dello schema corporeo e dell’immagine corporea attraverso esperienze propriocettive e vestibolari, tattili, visive, uditive. Nella disprassia spesso troviamo una struttura temporale compromessa: le “Attività Base” in cui si esercitano i movimenti motori ritmici, intervengono alla base della struttura temporale. Lo spazio del corpo è strumento principale per rapportarsi con tutto ciò che sta fuori di noi: spazi piccoli e grandi, persone, oggetti. Con l’intervento si fa interagire il corpo del bambino e l’immagine che di esso si è venuta a delineare con lo spazio che è fuori di esso, vicino (peripersonale) e lontano (extrapersonale). Nascono così innumerevoli proposte che, sfruttando piani differenti dello spazio e sue porzioni differenziate in relazione al compito e al contesto, facilitano la creazione di rappresentazioni e di immagini mentali motorie e visuospaziali sempre più complesse, che il bambino imparerà ad utilizzare nelle attività quotidiane. Le competenze spazio-temporali e le capacità di creazione e manipolazione d’immagini mentali così acquisite potranno essere utilizzate negli ambiti più disparati, dalle attività della vita quotidiana, agli sport, alla scrittura.
“Disprassia, dalla tutela dei diritti all’inclusione sociale”
E stato presentato il video AD&F
per il progetto IBIS